Difficoltà relazionali

Difficoltà relazionali
Possiamo parlare di difficoltà relazionali quando, il desiderio di entrare in relazione con gli altri viene ostacolato da sensazioni di disagio, paure, più o meno marcate, che possono portare la persona alla ripetizione di modalità relazionali difensive le quali, a medio o lungo termine, rendono le relazioni insoddisfacenti e fonte di sofferenza.
Per Rogers, la capacità di stare in relazione è strettamente collegata a quanto la persona riesce ad accettare sé stessa e, quindi, vivere in uno stato di accordo interno che non le faccia temere l'altro o temere di essere inadeguata.

Rogers (1951) afferma: “La maggior parte degli errori che faccio nelle relazioni interpersonali, la maggior parte dei fallimenti cui sono andato incontro nella mia professione, si possono spiegare col fatto che, per qualche motivo di difesa, mi sono comportato in un modo, mentre in realtà sentivo in un modo del tutto diverso”.
La possibilità di percepire internamente e quindi poter esprimere nella relazione ciò che sento/penso veramente dipende dal, ciò che Rogers chiama, grado in incongruenza.

L'incongruenza è caratterizzata da uno stato di disaccordo tra l'immagine del sé e l'esperienza reale, vissuta.
Per esempio la persona può immaginarsi come caratterizzata dagli attributi a,b,c, e come provante i sentimenti x,y,z.
Se fosse in grado di farsi una rappresentazione corretta della sua esperienza, scoprirebbe che possiede, in realtà, le caratteristiche c,d,e, e che prova i sentimenti v,w,x.

Difficoltà relazionali Pisa

Quando la persona si trova in questa dimensione è soggetta a tensione e confusione.
Infatti, sotto certi aspetti, il suo comportamento è governato dalla tendenza attualizzante (esprimere sé stessi e soddisfare i propri bisogni) e sotto altri dal “dover essere” (sé ideale) per timore di non essere accettata.

In questo modo la persona non si percepisce come il proprio riferimento interno, non si comprende perchè constata che, da un lato, fa cose che non vorrebbe fare e, dall'altro, si astiene dal fare quelle che desidererebbe.
In realtà, si sforza invano di attualizzare un sé che non si accorda, o che ha cessato di accordarsi, con ciò che egli prova veramente, cioè la sua esperienza.
Questo disorientamento e ambivalenza si ripercuote nelle relazioni , creando un clima di poca chiarezza e quindi di tensione e conflitto.

In questo modo, la persona, inizia a temere, anche di non essere accettabile, amabile, stimabile dall'altro. Probabilmente questo timore di essere sé stesso, affondale radici nelle prime relazioni affettive con le figure di riferimento che possono aver rimandato un messaggio di amore condizionato. “ti apprezzo di più, se tu sei come io desidero”.
In questa ottica, lo scopo della terapia è il recupero, dell'autenticità,come definita da Rogers, ovvero la capacità di essere spontanei e trasparenti nelle relazioni.
Mostrare ciò che realmente sentiamo/pensiamo, senza nascondersi dietro al ruolo che in quel momento stiamo ricoprendo per difesa dalla paura.
Essere autentici vuol dire esprimere solo ciò che realmente corrisponde al proprio sentire, evitando “dove essere”e restando in contatto empatico con il nostro interlocutore.

Occorre elaborare l'attaccamento con le figure di riferimento durante l'arco della propria vita.
Un altro aspetto importante è il recupero di un atteggiamento verso sé stessi e, di conseguenza, verso gli altri di accettazione incondizionata.
Per Rogers significa l’accettazione dei vissuti e delle esperienze, astenendosi da ogni forma di interpretazione e/o giudizio, accettare la propria e altrui realtà esistenziale e valorizzare sé stessi e l’altro per ciò che siamo.
Accettazione non vuol dire condivisione o approvazione incondizionata di idee, opinioni e sentimenti diversi dai nostri, bensì il riconoscere all’altro la libertà di provarli; è una forma di rispetto profondo dell’altro da sé che contribuisce a dare alla relazione la qualità imprescindibile della comprensione profonda.
Solo se accetto incondizionatamente i miei lati scomodi, posso accettare quelli degli altri senza sentirmi minacciata e aprirmi all'esperienza dell'incontro e dell’ascolto empatico.

Bibliografia per approfondire:
  • • Rogers, C.R. (1951) Clientered-centered therapy, Houghton-Mifflin, Boston. Trad.It. Terapia centrata sul cliente, La Nuova Italia, Roma, 1997;
  • • Rogers, C.R., Kinget, G.M. (1965-66) Psycothèrapie et relations humaines. Thèorie et pratique de la terapie non-directive Trad. It. Psicoterapia e relazioni umane, Bollati Boringhieri, Torino, 1970;

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