DOVE E QUANDO:
LO STUDIO, LA DURATA, LA FREQUENZA
Varcare la porta dello studio diventa varcare il limite al di là del quale non diremo le cose che possiamo dire al di qua (Semi, 1985, p.15).
La posizione delle sedie è vis a vis in modo da stimolare un rapporto paritario tra terapeuta e cliente.
La durata del percorso e la frequenza dei colloqui è concordata con il cliente in relazione alla problematica psicologica ed alla disponibilità personale del cliente stesso.
LA FINE DELLA TERAPIA
Lo scopo della psicoterapia è quello di promuovere un cambiamento che possa durare, anche quando la terapia è finita.
La psicoterapia, facilitando la percezione delleemozioni e delle parti del Sè negate o distorte, produce un cambiamento nei comportamenti ed il superamento di schemi rigidi di sentire.
La persona pienamente funzionante, come descritta da Rogers, si muove dalla fissità di pensiero e staticità di vita alla fluidità, diventa essa stessa un processo.
La persona ritorna a percepire la possibilità di un benessere caratterizzato da una maggiore consapevolezza dei propri mezzi ed un sano riconoscimento dei propri limiti; diventa così possibile vivere e condividere gli aspetti positivi che la vita ci offre e di adattarci ai suoi mutamenti.
COME AVVIENE IL CAMBIAMENTO IN PSICOTERAPIA SECONDO L'APPROCCIO ROGERSIANO
"Il compito dello psicoterapeuta, contrariamente ad un diffuso malinteso, non è affatto quello di «trovare» cos'è che non va nel paziente per poi poterglielo «dire». Altri glielo «avevano già detto» per tutta la sua vita e, nella misura in cui ha accettato le parole altrui, egli stesso «se lo diceva». [...] Il lavoro dello psicoterapeuta non consiste nemmeno nell'imparare delle cose riguardo al paziente per poi insegnargliele, bensì insegnare al paziente come imparare ciò che concerne se stesso. Questo significa che il paziente deve diventare direttamente consapevole di come realmente funzioni in quanto organismo vivente; e questo avviene sulla base di esperienze concrete e non verbali". (F.Perls)
Per Rogers la psicoterapia consiste nel facilitare l'emergere delle capacità già presenti nella persona allo stato latente. Tale visione implica che il cliente possegga, potenzialmente, le competenze necessarie alla soluzione dei suoi problemi. Tale punto di vista è, pertanto, in opposizione alla concezione della terapia come una manipolazione, da parte dello specialista, di un "organismo" più o meno passivo. Rogers considera il processo del cambiamento come un continuum con ad un lato un individuo che vive sulla base di assunti rigidi, alienato dal proprio sé e dalle proprie emozioni, dall’altro un individuo che vive consapevolmente la sua esperienza e trova in essa la guida per le scelte della sua vita. Il procedere lungo il continuum avviene attraverso momenti di passaggio definiti stadi.
L’autore riconosce 7 stadi precisando che il numero è solo un indicatore di momenti di passaggio del cambiamento del cliente da uno stadio all'altro. Approfondiamo le caratteristiche di funzionamento della personalità in ogni stadio:
1° STADIO
Il primo stadio è caratterizzato dalla rigidità percettiva. I sentimenti ed i significati personali non sono nè percepiti nè differenziati. Vi è un’elevata discrepanza all'interno del sé della quale la persona non è consapevole e quindi non genera il desiderio di cambiamento. L’esperienza è oggettivizzata e stereotipata precludendo la possibilità di esperire nel qui ed ora. E' assente il contatto con se stessi e con la propria esperienza, pertanto ciò che può essere comunicato è solo il “dato esterno”, l’accadimento in se e per sé. I costrutti (criteri di valutazione del mondo) sono rigidi, non riconosciuti come tali e vissuti come dati di fatto. Le relazioni interpersonali sono vissute come pericolose. Il cliente in questo stadio non ha la percezione del disagio-problema e manca il senso di responsabilità per la soluzione, spesso arriva in terapia su pressione degli altri. Può essere utile un lavoro di “pre-terapia” per riuscire ad entrare in contatto con il mondo di questi clienti.
2° STADIO
Questo stadio è caratterizzato da un’apertura, seppur minima, all’esperienza. La persona riesce a comunicare alcuni sentimenti, ma sono descritti come eventi passati e non riferiti al sé. I costrutti sono rigidi e differenziati in termini di bianco-nero. I problemi sono percepiti estranei al sé anche se vi è il riconoscimento dell’esistenza di un problema da affrontare. Di solito le persone che decidono di inizare la terapia si trovano a questo livello di funzionamento (oppure allo stadio successivo).
3° STADIO
Il terzo stadio è caratterizzato da un processo di progressiva apertura verso l'esperienza e del recupero del contatto con sè stessi. I costrutti sono ancora rigidi, ma sono riconosciuti come tali e non considerati dati di fatto. Le contraddizioni interne a sè sono riconosciute, anche se persiste una modalità esperienziale oggettivizzata e sperzonalizzata. Le contraddizioni provenienti dall’esperienza sono riconosciute ed inizia la comunicazione e l’espressione di sé. Tuttavia il sé viene inteso come un oggetto riflesso negli altri. Vi è un progressivo recupero del contatto con sè stessi attraverso una crescente consapevolezza di come il passato influenzi il presente.
4° STADIO
In questo stadio l’esperienza del qui ed ora è meno condizionata dal passato, vi è la paura consapevole di percepire sentimenti ed emozioni se espressi al presente. Sono scoperti e riconosciuti nuovi costrutti. I problemi sono riconosciuti, ma ancora le soluzioni sono considerate inefficaci. I sentimenti sono descritti in modo intenso in relazione al passato e talvolta sono vissuti e descritti come presenti nel qui ed ora, ma accettati in misura limitata. Sono riconosciute le contraddizioni interne e l'incongruenza tra il sé percepito e l’esperienza. L’esperienza del presente è meno condizionata dal passato, è vissuta in modo più diretto e personale. Le relazioni sono ancora percepite come pericolose, ma si accetta di correre il rischio di poter entrare in contatto con l'altro.
Nel 5/6/7 ° stadio il cliente si avvia a diventare una persona pienamente funzionante, cioè capace di rimanere in contatto con il fluire della propria esperienza, autocorreggendosi da eventuali percezioni e valutazioni errate delle situazioni senza sentirsi minacciata. La persona diventa la propria figura criterio. I costrutti sono considerati in termini provvisori e aggiornabili alla luce dell’esperienza.
5° STADIO
I sentimenti sono differenziati, espressi liberamente al presente, anche se vissuti con una certa dose di paura. La persona si riconosce come la diretta referente dei propri sentimenti e per questo può provare sorpresa e timore. Il disaccordo interno è vissuto come possibilità di sviluppo affrontando direttamente le contraddizioni e le incongruenze. Questo sentire porta al desiderio di identificarsi con il sé reale ed ad una maggiore libertà del dialogo all’interno al sé. L’esperienza del presente non è più legata al passato, inizia ad emergere una varietà di emozioni prima non percepite. Il dialogo all’interno di sé è libero. Vengono scoperti costrutti nuovi e se percepiti non coerenti con l'esperienza possono essere modificati; in virtù di questo l’esperienza viene costruita in modo fluido. La modalità di affrontare i problemi è caratterizzata dalla presa di responsabilità e dall’individuazione dei problemi da affrontare. Le comunicazioni interpersonali sono affrontare e vissute senza sentirsi minacciati; consapevoli di poter tornare al proprio sentire o di poter cambiare idea/sentire a seconda della situazione.
6° STADIO
I sentimenti fluiscono liberamente e l’immediatezza dell’esperienza presente è accettata. Il sé è percepito immediatamente e scompare la differenzazione dei vari livelli del sé (sé organismico coincide con il sé percepito), cioè la persona sente che ciò che è, è sufficiente se solo riesce ad esserlo. L’esperienza immediata è vissuta ed accettata ed ha la qualità del processo. Per quanto riguarda la comunicazione del sé e le relazioni interpersonali sono rintracciabili elementi dello stadio precedente e dello stadio successivo connotando un momento di passaggio. I costrutti sono relativizzati e messi in relazione alle situazioni. Scompare la differenzazione tra problemi interni ed esterni, cioè la persona considera le difficoltà come accadimenti facenti parte dell'esperienza e come tali gestibili.
7° STADIO
I sentimenti nuovi vengono accettati ed espressi liberamente. Il sé è riconosciuto come coscienza soggettiva, riflesso dell’esperienza presente ed emergono incongruenze solo temporanee. L’esperienza è vissuta come punto di riferimento della vita ed è libera sia in terapia che nella vita quotidiana. La comunicazione interpersonale è chiara e riferita all’esperienza. I costrutti sono formulati in modo provvisorio e confrontati con l’esperienza. Il termine problema perde di significato ed è privilegiato il procedere dell’esperienza. Le relazioni interpersonali sono vissute in piena libertà sulla base dell’esperienza diretta e non più in base alle esperienze relazionali del passato.
LA TERAPIA EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing)
La terapia EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) è una tecnica psicoterapeutica ideata da Francine Shapiro nel 1989; nata per il trattamento del disturbo post-traumatico da stress, viene, ad oggi, utilizzata per facilitare il trattamento di diverse psicopatologie (depressione, ansia, fobie, sintomi somatici, attacchi di panico, disturbi alimentari, dipendenze) e problemi legati, sia ad eventi traumatici, che a esperienze più comuni, ma emotivamente stressanti.
Questa metodologia sfrutta i movimenti oculari alternati, o altre forme di stimolazione alternata destra/sinistra, per ristabilire una migliore comunicazione tra gli emisferi cerebrali.
L’emdr è stata riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2013 come trattamento efficace per la cura del trauma e dei disturbi ad esso correlati.
Le problematiche psicologiche possono insorgere in seguito a diverse tipologie di eventi traumatici o stressanti. Infatti, esistono diverse forme di esperienze potenzialmente traumatiche:
- 1. “piccoli traumi” o “t”, quelle esperienze soggettivamente disturbanti, caratterizzate da una percezione di pericolo non particolarmente intesa (un’umiliazione subita, interazioni emotivamente non sicure con persone significative durante l’infanzia etc.), ma comunque destabilizzanti;
- 2. “grandi traumi” o “T”, gli eventi che portano alla morte o che minacciano l’integrità fisica propria o delle persone care. A questa categoria appartengono eventi di grande portata, come ad esempio disastri naturali, abusi (fisici, sessuali, psicologi, emotivi), incidenti etc.
Durante il vissuto di un evento traumatico, le risposte biochimiche da esso elicitate (adrenalina, cortisolo, etc), bloccherebbero il sistema innato del cervello, capace di elaborazione l’informazione, lasciando isolate, in una stasi neurobiologica, le informazioni collegate al trauma, “intrappolate” in una rete neurale con le stesse emozioni, convinzioni e sensazioni fisiche presenti al momento dell’evento.
Dunque, il modello alla base dell’EMDR è AIP (Adaptive Information Processing) cioè il considerare l’esistenza di un sistema innato in tutte le persone, fisiologicamente orientato ad elaborare le informazioni in un’ottica di autoguarigione.
L’EMDR, attraverso il riproporre il movimento degli occhi, riattiva un processo naturale. Quindi, secondo questa prospettiva, la sofferenza psicologica subentrerebbe quando il sistema innato si blocca e l’evento traumatico (t oppure T), rimane isolato dal resto della rete neuronale, non integrandosi al sistema innato di autoguarigione.
La terapia EMDR non è direttiva; la persona è incoraggiata a “lasciare accadere qualsiasi cosa avvenga, limitandosi a notarla” e riferirla verbalmente al terapeuta tra una stimolazione e l’altra. L’EMDR viene usata per:
- 1) aiutare le persone ad imparare dalle esperienze negative;
- 2) ridurre la risposta stressante o di disagio rispetto alle situazioni attuali che richiamano l’evento passato;
- 3) elaborare modalità più adattive per gestire la relazione con il proprio passato, presente in modo da poter sviluppare modelli più appropriati anche per il futuro.
Sitografia:
Bibliografia per approfondire:
- • Rogers, C.R. (1941) Counselinng and psycotherapy. Newer concepts in practice, Trad. It. Psicoterapia di consultazione, Astrolabio Ediotre, Roma, 1971;
- • Rogers, C.R. (1944) The development of insight in a counseling relationship, Journal of consulting psychology, Vol. VIII, No. 6, 331-341;
- • Rogers, C.R. (1951) Clientered-centered therapy, Houghton-Mifflin, Boston. Trad.It. Terapia centrata sul cliente, La Nuova Italia, Roma, 1997;
- • Rogers, C.R. (1957) On becaming a person, Houghton-Mifflin, Boston. Trad. It. La terapia centrata sul cliente, Martinelli Editore, Firenze, 1970;
- • Rogers, C.R., Kinget, G.M. (1965-66) Psycothèrapie et relations humaines. Thèorie et pratique de la terapie non-directive Trad. It. Psicoterapia e relazioni umane, Bollati Boringhieri, Torino, 1970.
- • Rogers, C.R. (1980) A way of being, Houghton-Mifflin, Boston. Trad.It. Un modo di essere, Martinelli Editore, Firenze, 1983
- • Sulprizio, G., (2009) Un caso clinico nella prospettiva della terapia centrata sul cliente (TCC), Psychomed. Rivista telematica di psicoterapia, medicina psicosociale, psicologia della salute e preventiva, Giugno 2009;
- • Sulprizio G. (2011), Riflessioni sul processo terapeutico nella terapia centrata sul cliente, Da Persona a Persona Rivista di Studi Rogersiani. Avellino, Giugno 2011