Sono fatto così, non posso farci niente!!!
I costrutti Personali

Innumerovoli volte abbiamo sentito pronunciare la frase "sono fatto così, non posso farci niente" come un proclama dell'ineluttabilità della vita. La persona che pronuncia queste parole sembra sottentedere nella comunicazione un messaggio del tipo: "questo lato di me è immodificabile. Quindi, o lo accettiamo o poco c'è da fare".
Nega la possibilità di apertura, incotnro e sopratutto del cambiamento; costringendo l'altro a retrocedere in una posizione di incomunicabilità.
Sul piano personale l'individuo che crede in tali parole si nega la possibilità di mutare in base alle circostanze per raggiungere un migliore o solo un diverso status. Si nega in proprio potere personale, l'unico potere che in fin dei conti possediamo. Ho il potere di cambiare me stesso, non il prossimo.
Questa modalità rigida di pensarsi immutabili assolve anchre una funzione rassicurante e protettiva per la persona, fornendo le chiavi di lettura che rendono il mondo intelligibile: se non disponessimo di tali criteri di discriminazione, il fluire degli eventi ci apparirebbe indifferenziato e di conseguenza privo di significato (Kelly, 1955).
In altre parole, permottono di mettere ordine negli eventi caotici e di rendere il mondo un posto conosciuto. Queste chiavi di lettura definite da Kelly costrutti (ripresi anche da Rogers) diventano disfunzionali quando diventano immodificabili dall'esperienza. Rappresentano la mappa che ci guida nel territorio del mondo.

Come si formano i costrutti?

La mappa non è il territorio: la formazione dei costrutti personali nel rapporto con le figure criterio

L’affermazione la mappa non è il territorio sembra rendere bene il rapporto che i costrutti personali hanno con la realtà, con il mondo in cui ogni essere umano si trova “gettato“. L’essere-gettati-nel-mondo, per usare un’espressione Heideggeriana, pone l’individuo in una realtà già esistente prima di lui che influenzerà il modo in cui costruirà l’esperienza della realtà. L’essere del bambino si svilupperà in base al modo specifico con cui una data famiglia, inserita in un determinato contesto socio-culturale. Da queste interazioni dipenderà la possibilità di poter sviluppare le proprie capacità, il potersi affidare al proprio sentire e percepire, la possibilità di non negare la propria tendenza attualizzante. Come sostiene Buber l’IO si sviluppa in relazione al TU ed in funzione del bisogno di avere la nostra esistenza confermata da un altro. L’altro, ovvero le figure criterio, possono accettare incondizionatamente o meno l’essere del figlio. Molto della salute psicologica dipende proprio da questa accettazione. In questa ottica Zucconi (2003) afferma che poiché gli esseri umani sono creature sociali, la salute è relazionale, ossia creata tramite le relazioni interpersonali. Le credenze, gli usi, i costumi a cui la persona è esposta fin dai primi anni di vita quando vengono interiorizzate, ossia fatte proprie sotto forma di costrutti personali, costituiscono le modalità con cui una persona decodifica le proprie esperienze. Per un‘efficace promozione del cambiamento è necessario facilitare anche un cambiamento dei costrutti personali e sociali (Zucconi, 2003). In tal senso i costrutti sono la mappa, a volte stroppicciata, letta al contrario a cui le persone fanno affidamento per orientarsi nel territorio della realtà. Così come le mappe sono frutto di osservazioni, elaborazioni, interpretazioni ed in fine di una ricostruzione del territorio da parte dello studioso, così i costrutti sono il frutto delle credenze, degli usi, dei costumi e delle interpretazioni delle figure criterio. Per Rogers durante l’infanzia l’individuo possiede un sistema innato di motivazione (la tendenza all’attualizzazione propria di ogni essere vivente) e di un sistema innato di controllo (il processo di valutazione organismica) sul grado di soddisfazione dei bisogni dipendenti dalla tendenza attualizzante (Rogers, Kinget 1970). Questi sistemi pongono l’individuo al centro della sua esperienza del mondo: egli reagisce alla realtà (cioè la sua realtà) in funzione di questa tendenza all’attualizzazione. Il suo comportamento rappresenta quindi uno sforzo costante e finalizzato dell’organismo a soddisfare i suoi bisogni di attualizzazione così come egli li percepisce. Ne deriva che la sua esperienza si accompagna a un processo continuo di valutazione organismica: da un valore positivo alle esperienze che percepisce come favorevoli all’accrescimento dell’organismo; da un valore negativo alle esperienze che percepisce come contrarie a tale accrescimento. Tende a ricercare le esperienze percepite come positive ed ad evitare quelle negative. Quindi , il fanciullo vive in un ambiente che, dal punto di vista psicologico, esiste soltanto per lui: in un mondo di sua creazione. In altre parole, ciò che costituisce l’ambiente o la realtà del fanciullo è la rappresentazione che egli se ne fa, non qualche “realtà veramente reale” (Rogers, Kinget, 1970).
Per Rogers, questi processi permettono il formarsi e il differenziarsi del sé dell’individuo (l‘esperienza del sé), cioè la coscienza di esistere e agire in quanto individuo, come frutto dell’esperienze con l’ambiente. Man mano che il sé si sviluppa nasce il bisogno di considerazione positiva da parte del suo ambiente e soprattutto delle sue figure criterio. Rogers sottolinea che per soddisfare questo bisogno, l’individuo deve necessariamente basarsi su delle inferenze relative all’esperienza altrui. Diventando una soddisfazione che Rogers chiama ambigua o bilaterale, cioè il fanciullo si rende conto del fatto che egli soddisfa questo bisogno in altri e ottiene attraverso gli altri la soddisfazione del suo. Ne segue che la considerazione positiva di persone per le quali il fanciullo prova una considerazione particolarmente positiva (persone criterio), può divenire una forza direttrice e regolatrice più forte del processo di valutazione organismica. In altri termini, il fanciullo può arrivare a preferire le direttive che provengono da queste persone, alle direttive derivanti da esperienze suscettibili di soddisfare la sua tendenza attualizzante (Rogers, Kinget, 1970). Rogers continua facendo notare che le soddisfazioni (o frustrazioni) che accompagnano le esperienze relative al sé, possono essere provate indipendentemente da ogni manifestazione di considerazione positiva da parte degli altri. A questo processo Rogers da il nome di considerazione positiva di sé. Quindi l’individuo arriva a provare la presenza o l’assenza di considerazione positiva indipendentemente dalla valutazione altrui. Diventa la propria figura criterio (Rogers, Kinget, 1970). L’essere la propria figura criterio, non tanto in relazione alla valutazione organismica, ma ad una valutazione esterna e fatta propria dall’individuo. Quindi, la sua valutazione diventa condizionata dalle valutazioni che ha acquisito dalle figure criterio. I costrutti sono il frutto dell’ avere fatte proprie le valutazioni delle figure di riferimento.
Rogers, citando Leeper, dice che quando il bambino interagisce con il suo ambiente costruisce a poco a poco concetti che riguardano se stesso, l’ambiente, e le relazioni fra se stesso e l’ambiente. Questi concetti – anche se non sono espressi verbalmente e non sono sempre rappresentati in modo consapevole – riescono a funzionare come principi guida (Rogers, 1951). Costituiranno i costrutti cognitivi.
Come la mappa è una rappresentazione del territorio, è un modo di costruire l’esperienza del territorio, così i costrutti sono un modo per costruire i concetti, l’esperienza di se stesso, dell’ambiente e delle relazioni tra se stessi e l’ambiente. Per riassumere, come affermano Rogers e Kinget dato che il fanciullo attribuisce generalmente un’importanza fondamentale all’approvazione di sua madre, viene a essere guidato non dal carattere gradevole o sgradevole delle sue esperienze e dei suoi comportamenti (cioè non dal loro significato in rapporto alla sua tendenza attualizzante), ma dalla promessa di affetto che vi si unisce. Ora, questo atteggiamento di fronte a particolari esperienze si estende ben presto alla personalità nel suo insieme. Indipendentemente da sua madre e da altri individui criterio il fanciullo arriva ad adottare di fronte a sé stesso e al suo comportamento l’atteggiamento in qualche modo “globale” manifestato da questi individui. Quando il comportamento del fanciullo è guidato da fattori “introiettati” di questo genere, la sua funzione di valutazione è divenuta condizionata (Rogers, Kinget, 1970). Si forma, così, un costrutto “specifico” nel senso che è riferito ad un comportamento specifico (es. pianto, espressione della rabbia ecc), ma che contemporaneamente tende alla generalizzazione per cui ogni volta che la madre disapprova qualsiasi azione, il fanciullo tende ad interpretare questa disapprovazione come se la stessa si rivolgesse al suo comportamento totale, in breve, alla sua persona (Rogers, Kinget, 1970). Ad esempio, se la figura criterio disapprova l’espressione della rabbia da parte del figlio, quest’ultimo per evitare la perdita dell’affetto della figura inizia a sconfessare l’esperienza della rabbia fino ad arrivare al costrutto: “se mi arrabbio non sono degno di affetto“. E’ in questo senso che i costrutti diventano disfunzionali: quando la loro violazione produce un senso di minaccia per il sé che diventa non più degno di amore neanche da parte di se stesso. Per evitare la minaccia, l’individuo inizia a distorcere la propria esperienza della realtà in modo da “forzarla” dentro i costrutti. Inizia a comportarsi come Procuste con il letto dei suoi ospiti: se il suo letto non era adatto all’ospite, l’ospite doveva essere adatto al letto. Ogni persona, come Procuste, arrangia come meglio può una struttura, che diventa sempre più rigida e impermeabile all’esperienza, per dare significato al mondo degli umani in cui si trova. Quindi, i costrutti diventano disfunzionali (portano a non essere congruenti) quando hanno una delle seguenti caratteristiche:
rigidi, assoluti (è sempre così!);
non aggiornabili alla luce dell’esperienza, immodificabili;
palesemente falsi sul piano fisico, irrealistici (si può rimanere incinte con un bacio, fumare eroina non da dipendenza);
non consapevoli;
impediscono il contatto ed il soddisfacimento dei bisogni fondamentali. Non sono in contatto con i bisogni del sé reale.

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